Asparago selvatico
Pianta officinale dalle importanti proprietà
Specie di asparago selvatico si trovano nei boschi delle regioni
centro-meridionali e anche in zone collinari più riparate del Nord
Italia. Il terreno deve essere asciutto e privo di ristagni d’acqua
(umidità stagnante) tali da compromettere le radici. Le specie
che, messe insieme, producono l’asparago selvatico sono tre:
l’asparagus acutifolius o asparago nero, l’asparagus stipularis, di
un nero più intenso e poi quello più tipico della Sicilia, che si trova
solo nell’isola e pochissimo in Calabria, che è l’asparagus albus o
bianco.
L’asparago, sia quello coltivato ma ancora di più quello selvatico,
è riconosciuto da secoli come pianta officinale; è scientificamente
provato che l’asparago, particolarmente quello selvatico, favorendo
la filtrazione del sangue ad opera dei reni ha un forte potere
diuretico, ma soprattutto contiene – cosa caratteristica solo dell’asparago
– due saponine. Le saponine sono dei composti chimici
la cui famiglia è molto complessa, quelle che si trovano nell’asparago
sono conosciute scientificamente per avere un forte potere
inibente nella proliferazione nelle cellule tumorali del colon.
Nell’asparago selvatico la concentrazione di queste molecole
benefiche è molto più elevata rispetto all’asparago coltivato,
superiore fino a dieci volte. Ne contengono tre o quattro grammi
per ogni chilo.
Le saponine sono composti abbastanza resistenti al calore, sopportano
fino ad una temperatura di cento gradi, ma si sciolgono
in acqua. Dunque se si fanno bollire, gli asparagi perdono le loro
proprietà. Meglio saltarli in padella con una cottura veloce.